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Napolitano: a El Alamein furono sconfitti il nazismo e il razzismo

Ultimo Aggiornamento: 25/10/2008 21:05
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25/10/2008 21:05
 
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Omaggio ai 5 mila caduti italiani «tutti guidati dal sentimento nazionale e dall'amor di Patria»
EL ALAMEIN - Il Presidente della Repubblica, in visita ufficiale in Egitto, ha lasciato un messaggio sul libro d’onore del sacrario italiano ad El Alamein, che custodisce le spoglie di quasi 5mila soldati italiani caduti durante la seconda guerra mondiale, nelle battaglie che si combatterono in questa piana desertica nel 1942. Un «profondo omaggio» che il presidente ha voluto lasciare «colpito e commosso - ha scritto Napolitano - in questo luogo di memoria sempre vivo». Nel suo discorso, Napolitano ha tracciato un'analisi storico-politica degli eventi: sulle sabbie di El Alamein «i veri sconfitti furono i disegni di aggressione e di dominio, fondati persino su aberranti dottrine di superiorità razziale, che avevano trovato nel nazismo hitleriano l'espressione più virulenta e conseguente». Il capo dello Stato osserva che quella sconfitta «che non avrebbe gettato alcuna ombra sui valori di lealtà e di eroismo dei combattenti italiani o tedeschi» fu dovuta «non solo alla soverchiante superiorità di mezzi e di uomini dell'opposto schieramento, ma alla storica insostenibilità delle ragioni, delle motivazioni e degli obiettivi dell'impresa bellica nazi-fascista».

Quanto ai militari italiani, che qui ad El Alamein caddero in 5.200, Napolitano tiene a sottolineare che «furono tutti guidati dal sentimento nazionale e dall'amor di Patria», loro come i combattenti con altre divise, «per diverse e non comparabili che fossero le ragioni invocate dai governi che si contrapponevano su tutti i fronti del secondo conflitto mondiale». Il presidente Napolitano ricorda che «la causa in nome della quale gli appartenenti alle forze armate dell'Asse nazi-fascista erano stati chiamati a battersi, fino a immolare le loro vite tra le dune di questo deserto, apparve, proprio a partire da quei mesi del 1942, votata alla sconfitta». Se gli eventi che si rievocano oggi sono fortunatamente «da un pezzo alle nostre spalle», tuttavia l'esortazione del Quirinale è a «non dimenticare». Infatti, «in questo solenne scenario, che evoca vicende terribili di guerra e di morte, sentiamo profondamente come italiani e come europei il dovere della riconoscenza, della memoria, della riflessione».

Soprattutto «le generazioni che non hanno conosciuto la guerra, che hanno vissuto nella nuova Europa via via unitasi nella pace e nella democrazia, debbono rispetto e riconoscenza sempre ai tanti che caddero in questa terra e a quanti combatterono, da entrambe le parti, onorando le loro bandiere, chiamati a operare con sofferenza e sacrificio fino al rischio estremo della vita». Napolitano ricorda che nel disastro della seconda guerra mondiale «sono crollati i nazionalismi irriducibili, i sordi antagonismi tra gli Stati europei alimentati da interessi e pretese inconciliabili, gli impulsi egemonici e i tenaci revanscismi. È da quel terribile, duplice abisso di distruzione e bagno di sangue - sottolinea - che è scaturita la costruzione di una Europa fondata anzitutto sulla riconciliazione tra Francia e Germania, su una graduale fusione di interessi e condivisione di sovranità». A tal proposito, il capo dello Stato sottolinea che «abbiamo dato vita a un'autentica comunità di valori, tra i quali ha primeggiato quello della pace, di una cultura della pace basata sulla ricerca paziente di soluzioni negoziate per le controversie internazionali. Su queste basi, si è consolidata la pace in Europa, così da rendere impensabile il ripetersi di orrori come quelli che furono vissuti a El Alamein da trecentomila uomini di molteplici nazionalità». E proprio qui, nella battaglia di El Alamein e negli altri conflitti che segnarono la guerra in Africa, «prese avvioanche il grande fenomeno storico del crollo o del superamento degli imperi europei, aprendosi così la strada all'affrancamento di questo dolorante continente dalla dominazione coloniale».
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