Colpo Damiani, arrestata banda

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giuggyna
00martedì 2 dicembre 2008 15:06
Milano,sventato colpo altra gioielleria
Sono finiti in manette i componenti della banda che il 24 febbraio svaligiò la gioielleria Damiani a Milano. Dopo nove mesi circa di indagini, gli uomini della Squadra mobile hanno individuato le nove persone, alcune vecchie conoscenze della polizia, che parteciparono al colpo milionario. La maggior parte del gruppo opera tra Milano e Palermo e alcuni degli esponenti sono legati a Cosa Nostra. Progettavano un'altra rapina sotto Natale.


Il buco nel muro
La rapina a Damiani - una delle case di gioielleria piu' conosciute al mondo - era avvenuta lo scorso 24 febbraio, di domenica. Per entrare nel palazzo dell'Ottocento, sede espositiva e degli eventi della maison del lusso, situato nel centralissimo corso Magenta, i rapinatori avevano scavato il muro del palazzo accanto, praticando nella parete di mattoni pieni, un foro largo circa 80 centimetri. Poi, entrati nel palazzo, con indosso pettorine della Guardia di Finanza, si erano fatti aprire la porta della sede Damiani e avevano svaligiato la gioielleria.

Bottino milionario
Solo dopo alcune settimane era stato redatto l'inventario esatto del bottino milionario. Le immagini di alcuni dei gioielli di maggior valore fra quelli sottratti erano state pubblicate sul sito web della Polizia di Stato per renderli riconoscibili a cittadini e commercianti e ostacolare così la loro collocazione da parte dei malviventi.

Aperta una gioielleria della banda
I malviventi avevano vissuto per mesi ignari del fatto che la polizia fosse sulle loro tracce. Addirittura, come ha dichiarato Francesco Messina, dirigente della Squadra Mobile di Milano, stavano progettando un'altra grossa rapina in una seconda gioielleria di Milano. La data era prevista attorno alle festività natalizie. Un membro della banda, inoltre, proprio ieri aveva inaugurato una propria gioielleria sempre nel capoluogo lombardo.

Legami con la mafia
Tra gli arrestati vi sono anche persone che avevano avuto contatti diretti con la famiglia mafiosa dei Pagliarelli di Palermo. Si tratta di sette persone originarie del capoluogo siciliano e di due originarie di Catania, anche se di fatto sette di esse risiedevano o gravitavano a Milano dove avevano attività di copertura come un bar tabacchi e una rivendita di gioielli. "Nessuno dei rapinatori ci risulta organico a Cosa Nostra - ha detto Francesco Messina, dirigente della Squadra Mobile di Milano - ma abbiamo accertato contatti diretti di alcuni di essi con Giovanni Nicchi, ex braccio destro del boss Rotolo e oggi tornato in auge nell'ambito del panorama palermitano". In manette sono finiti: Francesco Scaglione, 48 anni, Michele Stagno, 49 anni, Francesco Di Figlia, 52 anni, Gaetano Sanzo, 45 anni, Vittorio Tartaglia, 52 anni, Francesco e Giuseppe Romeo, rispettivamente di 58 e 48 anni (i due catanesi).

Le indagini
Il colpo, eseguito senza l'utilizzo di armi e pianificato a lungo nei minimi dettagli, era subito stato definito dagli inquirenti come un'opera di professionisti. Alla banda la sezione Antirapina della Mobile è arrivata dalle immagini di alcune telecamere che, nei giorni precedenti il colpo, avevano ripreso i movimenti di mezzi sospetti: una Golf nera e un furgone, le cui targhe risultavano rubate. Da lì sono partite alcune intercettazioni che hanno ricostruito i legami tra il gruppo. Il blitz dell'arresto delle nove persone è scattato nella notte. Dalla perquisizione delle loro abitazioni sono stati poi sequestrati pistole giocattolo e alcuni gioielli. L'auto e il furgone sono stati individuati da uno sfasciacarrozze di Milano che ne aveva già riciclato i pezzi.
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