Taranto, è un imprenditore agricolo
Svolta nelle indagini sull'uccisione di Giovanni Meo, il 47enne dipendente dell'Ispettorato agrario della Regione Puglia trovato morto carbonizzato nella sua auto con un colpo di pistola alla tempia. Secondo quanto riferito dalla Procura di Taranto una persona è stata indagata in stato di libertà con l'accusa di omicidio volontario. E' un imprenditore agricolo della zona, le indagini vertono su un movente legato alla professione della vittima.
Meo, originario di Montegiordano (Cosenza), fu assassinato con un colpo di pistola alla tempia e poi bruciato nella sua auto nelle campagne di Manduria, comune nel quale viveva con la famiglia da decenni. Il medico legale Marcello Chironi, su incarico della Procura di Taranto, eseguirà l'autopsia sui resti carbonizzati del 47enne. Lunedì pomeriggio Chironi, dopo il ritrovamento del corpo bruciato dell'uomo, aveva eseguito una prima ispezione cadaverica.
Secondo quanto riferito dal magistrato inquirente, Meo è stato ucciso il 30 luglio scorso, cioè lo stesso giorno in cui si è allontanato da casa dicendo alla moglie che sarebbe tornato presto. Dai tabulati telefonici del suo cellulare risulterebbe che l'ultima persona con la quale ha parlato è una donna.
Sul registro degli indagati è finito un imprenditore agricolo di Manduria, con piccoli precedenti penali. E' indagato in stato di libertà con l'accusa di omicidio volontario. Il suo alibi non convince gli inquirenti anche perché alcuni testimoni l'avrebbero visto discutere animatamente con la vittima qualche giorno fa. Gli investigatori avrebbero anche trovato un ipotetico movente: irregolarità nell'azienda dell'indagato riscontrate dal funzionario che si occupava della certificazione delle derrate alimentari e della concessione di finanziamenti alle aziende dove effettuava le ispezioni. Polizia e carabinieri stanno verificando quindi l'alibi fornito dall'indagato e stanno accertando se vi siano stati contrasti tra l'imprenditore e la vittima.