"Stop a persecuzioni in nome di Dio"
"Uniamo i nostri sforzi per superare fraintendimenti e disaccordi. Lavoriamo per educare tutti, specie i giovani, a costruire un futuro comune". Lo ha detto il Papa ai partecipanti al Forum cattolico-musulmano. Dobbiamo "lavorare per promuovere rispetto reciproco per la dignità umana e i diritti fondamentali", ha proseguito il Santo Padre. "Le persecuzioni - ha aggiunto - sono atti ancora più deplorevoli se portati avanti in nome di Dio".
Sembra superato l'incidente di Ratisbona, quando alcune frasi del Pontefice sull'Islam suscitarono le ire delle comunità islamiche. "Cristiani e musulmani hanno approcci diversi su Dio", ma ugualmente debbono sentirsi "membri di una stessa famiglia", ha ricordato Ratzinger. "Possiamo e dobbiamo essere fedeli all'unico Dio che ci ha creati e si cura di ogni persona in ogni angolo del mondo", ha spiegato Benedetto XVI nel discorso in lingua inglese rivolto ai 50 partecipanti all'incontro, metà dei quali sono firmatari della lettera dei 138 intellettuali islamici al Papa.
"Insieme dobbiamo mostrare, con il rispetto e la solidarietà reciproca, che ci consideriamo membri di una stessa famiglia: la famiglia che Dio ha amato e raccolto dalla creazione del mondo alla fine della storia umana".
"Dovremmo lavorare insieme - ha chiesto il Pontefice ai leader musulmani - nella promozione di un genuino rispetto per la dignità della persona umana e i diritti umani fondamentali, anche se le nostre visioni antropologiche e le nostre teologie lo giustificano in modi diversi. C'è un campo grande e ampio nel quale possiamo agire insieme nel difendere e promuovere i valori morali parte di un'eredità comune". In proposito il Papa ricorda che "per i cristiani l'amore di Dio è inseparabilmente legato all'amore per i nostri fratelli e sorelle, per ogni uomo e donna, senza distinzione di razza e cultura" e "anche la tradizione musulmana è piuttosto chiara nell'incoragiare l'impegno pratico nel servire i più bisognosi".