news: "Saras gonfiata per i debiti Inter"

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giuggyna
00martedì 23 settembre 2008 14:06
Milano, pm indagano sui Moratti
"La società petrolifera Saras sarebbe stata collocata in Borsa ad un valore superiore a quello reale per ripianare i debiti dell'Inter". E' quanto scrive il quotidiano Repubblica citando stralci della perizia tecnica richiesta dai pm di Milano che hanno aperto un'inchiesta sul crollo del titolo all'indomani del collocamento. E da alcune email si evince che i soldi rastrellati in borsa sono serviti a ripianare i debiti dell'Inter.

L'inchiesta ovviamente non è conclusa e quelle trapelate dai giornali sono solo indiscrezioni. Ma molto particolareggiate. Marco Honegger, il tecnico incaricato dal tribunale per esaminare le carte del collocamento, scrive nero su bianco pesanti accuse: "Il titolo Saras valeva tra i 4 e i 5 euro mentre è stato collocato a 6", scrive ancora Repubblica. Il mercato però ha capito da subito che questa quotazione non era consono al valore della società: il primo giorno ha perso oltre il 10% del valore.

Perché allora gonfiare il valore? Ai due fratelli Moratti sono andati 1,6 miliardi di euro dal collocamento dell'azienda di famiglia. Ma "uno dei due" si legge nelle mail sequestrate dagli inquirenti alle banche che si sono occupate dell'operazione "deve ripagare 500 milioni di debiti". Facile, dunque, l'accostamento ai numeri di bilancio dell'Inter. In questi ultimi anni sono noti gli investimenti finanziari che Massimo Moratti ha dovuto affrontare per creare una squadra da scudetto.

Il tribunale però cerca di fare luce su una possibile frode nei confronti del mercato, dei piccoli azionisti e risparmiatori. Quelli che si sono visti presentare un prospetto di investimento che però non raccontava tutto. Honegger fa presente che per arrivare a stabilire il prezzo di collocamento finale è stato utilizzato come metro do giudizio un utile di 292 milioni di euro che la società ha registrato nel 2005. Peccato che non fosse un risultato ripetibile visto che per arrivarci la Saras ha dato fondo alle scorte di magazzino, in pratica ha venduto più petrolio di quanto in realtà fosse in grado di raffinarne.

Ma sono le email di JpMorgan, Banca Caboto e Morgan Stanley a rendere ancora più nebulosa la vicenda. Nelle missive elettroniche si intravedono operazioni pilotate come, appunto, quella di gonfiare il prezzo per ripianare i debiti di famiglia con la promessa di concedere alle tre banche d'affari anche la possibilità di reinvestire i soldi realizzati dall'operazione. Tutti, tranne i 500 milioni che servivano per i debiti di uno dei fratelli: "Quella parte non la rivedremo per molto tempo", scrive un banchiere di Jp Morgan.

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